A ricordo di grandi o eroiche imprese erano collocate statue o colonne, come la Colonna Rostrata, innalzata in memoria del grande evento bellico costituito dalla vittoria navale del 260 a.C. a Milazzo, conseguita da Caio Duilio contro la flotta cartaginese rimasta quasi completamente distrutta ed i rostri delle navi attaccati alla colonna. Questa ed altre meraviglie contribuirono a trasformare la Roma modesta d’epoca repubblicana nello splendido Museo a cielo aperto d’epoca imperiale.
Tanti i monumenti che facevano da grandiosa scenografia ai trionfi dei più grandi condottieri romani mentre sfilavano con i loro carri e con tutte le ricchezze predate ai popoli vinti. Dietro quei carri, i Re di quei popoli, sfilavano in catene. Re e Regine, con le loro famiglie, destinati, dopo il trionfo del vincitore, ad essere giustiziati.
Ecco, ci pare di vedere qualcuno di quei Re avanzare incatenato al carro trionfale di Cesare… E’ Vercingetorige. Eccolo, il fiero avversario di Cesare avanzare trascinando la spessa catena che gli lega entrambe le caviglie. Avanza, quale trofeo del vincitore, sfingeo in volto, senza il minimo segno di emozione, pur sapendo che dopo la trionfale processione, sarà mandato a morte.
Non tutti, però, subirono questo destino.
Ecco avanzare, anch’egli incatenato al carro di un vincitore, un altro prigioniero. Il suo nome è famoso non solo perché è colui che ha inventato la guerriglia, tenendo in scacco per quasi dieci anni le Legioni romane, ma per il discorso da grande oratore che gli salvò la vita. E’ Caractatus, Re dei Siluri e sul carro del vincitore sfila l’imperatore Claudio.
Ecco le parole di Tacito:
«Il popolo venne chiamato come se dovesse assistere a uno spettacolo d'eccezione.”
Ed è davvero uno spettacolo quello a cui si assiste: mentre in tanti implorano per aver salva la vita, il grande guerrigliero non mostra paura, nè altre emozioni, ma, quando parla, le sue parole tagliano l’aria come la lama affilatissima della spada che ha dovuto cedere al vincitore:
“"Se al tempo dei miei successi avessi avuto, pari alla nobiltà e alla fortuna, il senso della misura, sarei venuto in questa città come amico e non come prigioniero, e tu non avresti sdegnato di stringere un patto di pace con un uomo dagli antenati famosi, re di molte genti. La mia sorte attuale come è per me avvilente, così è per te motivo di vanto. Ho avuto cavalli, uomini, armi, ricchezze: c'è da stupirsi se ho opposto resistenza per non perderli? Se voi volete comandare a tutti, significa che tutti debbano accettare la schiavitù? Se fossi trascinato qui dopo una resa immediata, nessuna risonanza avrebbero avuto il mio destino e la tua gloria, e l'oblio accompagnerebbe il mio supplizio: se invece mi lascerai incolume, sarò esempio vivente della tua clemenza."»
E’ quanto riporta Tacito nei suoi “Annali”
Il principe barbaro ebbe salva la vita…
Ma vediamo anche una donna avanzare incatenata al carro di un condottiero romano vincitore. Le catene di questa prigioniera, però, sono d’oro e il suo incedere è superbo e regale. E’ una Regina, infatti. E’ Zenobia, regina di Palmira. E così bella e piena di dignità, che il vincitore, l’imperatore Aureliano, ne resta affascinato e le concede non solo la libertà, ma una vita da vivere nel lusso di una villa di Tivoli.
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28/03/2022
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