I genitori che condividono con i propri bambini il loro letto, spesso si lamentano della situazione, ma asseriscono che non c'è verso di convincerli ad abbandonare il comodo giaciglio. Qualcuno mostra dei dubbi su quanto sia diseducativo far dormire i bambini nel lettone con mamma e papà, altri credono al contrario che questa sia un metodo inadeguato nel compito educativo creando dei figli mostrando anche imbarazzo e nascondendo il problema. Proviamo allora a capire insieme quali siano i pro e i contro che possiamo incontrare nel accogliere i nostri bambini con noi la notte.
Sembra che alcuni di noi nascondano il senso di inadeguatezza educativa con atti di collusione e complicità nei confronti dei loro figli.
La risposta dello psicologo alla questione del se e del quando è semplicissima: no come abitudine, sì come eccezione.
Deve essere una decisione concordata che deve sentire il piccolo un ospite graditissimo, ma pur sempre un ospite. Bisogna fissare i luoghi ed i ruoli per lui il lettino, per noi il lettone.
Può sembrare una medicina amara per il piccolo, che però lo aiuterà a crescere. Può quindi infilarsi nel lettone secondo regole stabilite oppure per determinate eccezioni, quali un poco bene, un dispiacere, un primo distacco dai genitori, una paura per un film che ha fatto impressione, un’occasione particolare. Tante circostanze sporadiche che possono dare il diritto di entrare nel letto dei genitori e di passarvi la notte, per ricevere una consolazione in più o per cogliere al volo qualche felice opportunità.
Poi ci sono le concessioni normali e regolate; ad esempio correre nel lettone tutte le domeniche mattina o nei giorni di vacanza, quando si può riposare di più ed è eccitante e graditissimo, giocare con i genitori a letto, scambiandosi coccole, raccontando storielle, saltando sui materassi.
E' scontato che il letto a due piazze trasmette subito un’emozione di intimità, sicurezza e calore, uno spazio estremamente accogliente; è morbido, soffice, elastico decorato e completato da una bella trapunta colorata, comunica un senso di comunione, di intimità e di distensione. Per un bambino, poi, stare in mezzo ai genitori nel lettone vuol dire sentirsi al sicuro, eliminare tutte le paure, stare in un nido caldo, godere degli abbracci e delle coccole.
Per questo il bambino va sia gratificato nel suo desiderio di stare in compagnia secondo regole pattuite con i genitori, sia avviato a dormire da solo, per abituarlo a tagliare con ponti calorosi e simbiotici che sembrano attraenti, ma sono, invece, ad alto rischio. Il bambino dovrebbe dormire nella sua cameretta, uno spazio amico, dove lui gioca, dove ha gli amici giocattoli, dove lui si esprime in libertà e si diverte di giorno. Metterlo a letto, accompagnandolo dolcemente nel sonno, standogli vicino, confortandolo con un peluche o una bambola, lasciare la lucetta accesa, sono tutti conforti che dovrebbero bastare per permettere al piccolo un sonno tranquillo, prolungato e sereno. Naturalmente il bambino va abituato a dormire da solo assai presto, subito dopo l’anno di età, appena ha finito di mangiare o bere anche di notte, quando sia la cognizione che i genitori siano in un’altra stanza sia quella stessa del lettone sono ancora molto larvali.
Se non dovesse accettare, va guidato a farlo, sebbene occorra molta attenzione nel riconoscere le cause di questa ribellione. Se il piccolo non si addormenta da solo, significa che qualcosa non va. Potrebbe soffrire di carenze di affetto che vanno colmate in altro modo, avere bisogno di un supplemento momentaneo di attenzioni, provare rimorsi di coscienza che gli rendono le notti agitate con apparizioni di mostri e streghe, avere problemi aperti con uno dei due genitori e desiderare di fare la pace con la mamma o con il papà, sfruttando il tepore del lettone.
17/01/2021
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