Secondo un gruppo di ricerca giapponese gli esseri umani potrebbero sviluppare questa particolarissima capacità dei mammiferi alati che attraverso un suono e dal modo in cui rimbalza indietro riescono a percepire la tridimensionalità dello spazio e degli oggetti, naturalmente al buio.
Questo studio non è il primo a dimostrare l'ecolocalizzazione negli esseri umani: lavori precedenti hanno dimostrato che le persone non vedenti possono usare i suoni della bocca per "vedere" forme bidimensionali.
Ma Sumiya, autore dello studio, afferma che questo studio è il primo ad esplorare un particolare tipo di ecolocalizzazione chiamata ecolocalizzazione variabile nel tempo. Oltre alla semplice localizzazione di un oggetto, l'ecolocalizzazione variabile nel tempo consentirebbe agli utenti umani di percepirne meglio anche la forma e il movimento.
La ricerca mostra che una parte del cervello, la corteccia visiva primaria situata nel lobo occipitale, coinvolta nell'elaborazione visiva può ristrutturarsi per trattare gli echi risultanti dai clic come stimoli visivi. In sostanza, il cervello può "vedere" gli echi mentre tornano indietro e utilizzare il suono per aiutare una persona a ricostruire lo spazio e gli oggetti che li circondano. Ciò ha dato ad alcuni ecolocalizzatori la capacità di disegnare una stanza e il suo contenuto semplicemente camminandoci intorno mentre emettevano clic e ascoltando gli echi
13/09/2021
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