La parola fine su quello che è uno dei misteri più appassionanti del XX secolo è stata scritta qualche anno fa da Karl Kruszelnicki, noto giornalista scientifico australiano, che sostiene senza mezzi termini che il numero di disastri aerei e navali avvenuti nel Triangolo delle Bermude è assolutamente in linea con quelli avvenuti nel resto del mondo. «Siamo in una zona prossima all'Equatore e molto vicina alle coste degli Stati Uniti: mare e cielo qui sono sempre molto trafficati e lo sono stati anche in passato», spiega l'esperto riferendosi al numero di incidenti, che dovrebbe quindi essere riletto in percentuale rispetto al traffico.
il mito del Triangolo delle Bermude è nato tra la I e la II Guerra Mondiale, quando diverse navi militari sono affondate in queste acque e non sono più state ritrovate: «Non si tratta di eventi straordinari», prosegue Kruszelnicki, «perché sono avvenuti a causa di condizioni meteorologiche pessime, e qui le onde possono essere alte più di 15 metri, che hanno coinvolto vascelli vecchi e tecnologicamente arretrati anche per la loro epoca».
Anche gli incidenti aerei più "famosi" avvenuti in questa zona sarebbero riconducibili a errori umani spesso grossolani, tra piloti ubriachi, clamorosi errori di rotta e assenza delle più elementari misure di sicurezza.
C'è poi la questione dei relitti e dei corpi mai ritrovati delle vittime. Anche in questo caso la spiegazione di Kruszelnicki è freddamente scientifica: le acque qui sono molto profonde e anche con i mezzi a disposizione oggi trovare un relitto o un cadavere in mare non è affatto semplice.
01/09/2021
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