Lavorare a maglia è un’attività decisamente rilassante, e lo ha dimostrato il campione olimpico di Tokyo 2020, Tom Daley, il quale ha vinto la medaglia d’oro nei tuffi sincronizzati, in coppia con Matty Lee. Ogni atleta, prima delle gare, ha un proprio modo per scaricare la tensione, e durante il lockdown il tuffatore inglese ha scoperto la passione per la maglia e l’uncinetto.
L’immagine dello sportivo in tribuna, mentre sferruzza con i ferri circolari, in pochissimo tempo ha fatto il giro del web, e da subito è diventato icona delle comunità Lgbtq+. Ma perché tanto clamore?
Innanzitutto, perché è davvero raro vedere qualcuno che dedichi il proprio tempo a quest’attività, poi perché, senza ipocrisia, l’atleta è “un uomo gay”. In realtà, in passato, già altri campioni utilizzarono la stessa tecnica per calmare il nervosismo in attesa delle gare.
In pochi ricorderanno che, la squadra della Finlandia iniziò a Sochi nel 2014 e continuò anche a Rio nel 2016, dichiarando che oltre ad essere rilassante, sferruzzare era anche molto divertente.
Lavorare a maglia o all’uncinetto, è un’antica attività molto diffusa anche in Italia, che veniva tramandata di generazione in generazione. Come nel resto del mondo, sono sempre meno le persone che le dedicano del tempo, e nel giro di pochi anni, è un patrimonio culturale che andrà sempre più perdendosi. Chissà se l’esempio di Tom Daley, non incuriosisca e magari il ‘knitting’ non torni in auge.
04/08/2021
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