Nell'immaginario collettivo le sirene hanno sempre avuto un iconico corpo umano con coda di pesce e da creature marine si pensa abitino su isole del Mediterraneo. Ma perché si parla sempre del loro canto? Dobbiamo andare a ricercare la loro funzione nella mitologia greca.
Nella mitologia ellenica le Sirene sono figlie del dio dei fiumi Acheloo nate dalle gocce di sangue che usciva dalle ferite provocate da Ercole (o Eracle) quando gli spezzò il corno.
Il loro aspetto era completamente diverso da come ci viene presentato ora in tanti libri di miti e leggende.
Le Sirene erano infatti per meta donna e per metà uccello e non come ci si aspetterebbe per metà donna e metà pesce. Quindi è facilmente attribuibile ad un uccello il cinguettio ed il fascinoso canto, amaliante e seducente.
Con tutta probabilità la trasformazione della Sirena da donna-uccello a donna-pesce avvenne nel corso del II secolo d.C.
I motivi di questa mutazione sono presumibilmente due. Il primo motivo può derivare dal fatto che un amanuense del tempo, in qualche bestiario, sbagliò a scrivere la parola latina “pennis” scrivendo invece “pinnis” che significa pinna. Un altro motivo potrebbe derivare dalla diffusione del Cristianesimo che vedeva queste creature come esseri del male.
Dato che solo gli angeli potevano avere attributi quali le ali, si decise di cambiarle in pinne.
Le Sirene furono per molti secoli considerate creaute del maligno, malvagie e simbolo di perdizione. Solo con Omero la loro figura venne nobilitata arrivando ad essere creature caritatevoli e accompagnatrici di anime nel mondo dell’Aldilà.
Dopo il periodo “buio” del Cristianesimo, considerate di nuovo ad esseri del male, le Sirene, con la favola di Andersen ritrovarono di nuovo la fama di esseri compassionevoli e simbolo dell’amore tragico.
05/07/2021
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