Contraddistinto da un profumo intenso e caratteristico, è famosissimo e molto conosciuto in tutto il mondo. Non tutti, però, sanno la sua storia lunga e affascinante che risale alla nascita del Cristianesimo.
Secondo una delle teorie più accreditate le prime testimonianze infatti parlano di un vino puro particolarmente adatto al rito della messa. Uno degli aneddoti più famosi riguardo alla coniazione del termine “Vin Santo” affonda le sue radici nel 1348: durante la peste scoppiata nel territorio di Siena, i malati che ingerivano il vino da messa somministrato da un frate, sembra esclamassero “vinsanto” per il sollievo che questo vino gli donava. Si diffuse così la convinzione che avesse proprietà miracolose.
Un’altra teoria fa risalire la comparsa del termine al 1439, data del Concilio voluto da Papa Eugenio IV per discutere dell’unione della Chiesa occidentale con quella orientale. Tra i presenti c’era anche il Cardinal Bessarione, vescovo di Nicea, che assaggiando del vino dolce toscano pare abbia esclamato: “Ma questo è Xantos!”, intendendo che fosse prodotto nell’isola greca di Xantos, espressione che nel tempo prese l'accezione latina “santus”.
L’ultima teoria invece fa riferimento al ciclo produttivo del vinsanto, basato intorno alle feste religiose più importanti del calendario liturgico cristiano.
Espressione della tradizione enologica toscana e umbra, viene prodotto adoperando uva di tipo Trebbiano e Malvasia; si può ottenere anche con uve Sangiovese e in questo caso si parla di vinsanto occhio di pernice.
Il Vin Santo (o Vinsanto), che può essere sia del tipo amabile che secco, è un tipico vino da dessert: gli abbinamenti suggeriti sono con la pasticceria secca, con la pasta frolla e con i biscotti cantucci toscani.
In Umbria, invece, il consumo è associato alle fave dei morti, biscotto di pasta di mandorle tipico del periodo della Commemorazione dei defunti e al ciambellone.
06/05/2021
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