Isac Newton esattamente l’8 febbraio del 1672 ha illustrato alla Royal Society di Londra la sua teoria sull’origine dei colori che smentisce l’idea che la luce sia bianca e alla spiegazione della formazione degli arcobaleni e delle iridescenze sulle bolle di sapone.
Prima di lui si credeva che la luce fosse bianca in quanto proveniente dal sole considerato una creazione divina e che quando la luce bianca si scontrava con gli oggetti si colorava a causa della contaminazione con questi elementi terreni.
Newton dimostrò invece che i colori dipendono dalla proprietà fisica della luce attraverso un suo ormai diventato celebre esperimento, quello del prisma. Per scomporre la luce, Newton fece passare un raggio di luce bianca in un prisma di vetro. La luce bianca entra nel prisma e lo attraversa. Quando la luce fuoriesce dal prisma, viene scomposta nei sette colori fondamentali, ciascun colore corrisponde un diverso indice di rifrazione e la luce bianca del Sole può essere scomposta, mediante i suoi prismi, nei sette colori dello spettro che la compongono.
Il suo esperimento ebbe una importanza fondamentale per la Fisica, e non solo. Vedendo le diverse inclinazioni che i raggi colorati prendevano una volta oltrepassato il Prisma di Newton, si cominciò ad ipotizzate che la luce fosse sì composta da particelle di differenti colori ma anche che esse viaggiassero con una propria velocità. Il rosso è il colore “più veloce”, il violetto, il “più lento”. Da questa divisione è nato infatti lo spettro in sette diversi colori e posizionati dal più veloce al più lento.
Dal prisma si arriva “velocemente” al disco di Newton, disco diviso in sette settori colorati della stessa dimensione e che riportano quelli che per noi oggi sono i colori dell’arcobaleno.
Se poi noi prendiamo un disco colorato dei sette colori e lo facciamo ruotare velocemente otterremo una luce biancastra
08/02/2022
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