Il turismo balneare si evolve, e con esso anche le mode. Ma talvolta ciò comporta la perdita di alcune icone della spiaggia. È il caso del pedalò, la tipica imbarcazione considerata fino a poco tempo fa un divertimento intramontabile per i turisti, e che invece sta definitivamente scomparendo in favore di altri passatempi come i giochi gonfiabili galleggianti.
A farne le spese purtroppo la magia e le emozioni; in passato il pedalò è stato "colpevole" della scomparsa del pattino. Un mezzo efficace per il salvataggio anche con mare mosso (impossibile con una comune barca) tanto amato dai nostri villeggianti e dagli stessi balneari per i vari usi che se ne poteva fare. Si usava per vedere la costa dal largo, per tuffarsi in acqua più profonda e pulita. Si usava per stendere le reti tradizionali da pesca, tramagli e sciabiche; all’epoca non proibite. La storia del patino è stata lunga e gloriosa: prima in legno di abete, larice o compensato marino, costruito da ottimi artigiani, poi in vetroresina per la minore manutenzione.
Sono stati legati a un secolo di avventure amorose e molte coppie italiane e straniere ne conservano tuttora dolci ricordi. Una volta, a differenza di oggi, tutti sapevano remare. Uomini, donne ragazze e ragazzi sapevano destreggiarsi con i patini e tutti gli stabilimenti balneari ne avevano a sufficienza per darli a noleggio alla clientela. Negli anni ’80 cominciò ad affacciarsi anche sulle nostre coste il pedalò.
Meno fascino rispetto al patino ma più pratico, perché pedalare è più semplice di remare. Fu così che il patino cominciò a restare solo come mezzo di salvataggio e negli stabilimenti balneari si potevano affittare quasi esclusivamente i pedalò.
19/05/2021
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