Noi tutti siamo stati anatroccoli, e forse lo siamo ancora: in seno al nucleo familiare impariamo o non impariamo ad amare. Il percorso verso la capacità d’amare non è semplice e nemmeno indolore e, soprattutto, non è uguale per tutti.
Un piccolo anatroccolo appena nato segue pedissequamente mamma anatroccolo o chiunque gli stia dinanzi. La emula e grazie a quel fenomeno detto imprinting, tanto magico quanto utile, impara la vita. In famiglia e in amore accade la stessa cosa.
Un bambino che diventa adulto è esattamente come quell’anatroccolo dell’esperimento di Lorenz. Guarda, osserva, vede anche quando sembra non vedere, respira amore o non amore, astio o dolcezza, baci o evitamenti, silenzi o parole.
Quando questo bambino diventa adulto, si innamora, e può ritenersi fortunato se le sue radici affettive sono salde e ben ramificate. In questi casi non avrà paura di amare, di essere amato e di essere felice. In caso contrario, il bambino diventato adulto dovrà fare i conti con le sue paure e mostri del cuore, con quello che di rimosso e silente muove le fila delle sue scelte o fughe amorose.
Una mamma maltrattata e un padre maltrattante, o viceversa, diventano la norma relazionale per un bambino che cresce respirando un’aria di insulti e di astio.
Un insulto segue un altro, un tono esigente si fa minaccia e uno spintone anticipa uno schiaffo. La madre barcolla, ma per amore dei figli tace. La sottomissione per amore e la dominazione per presunto amore diventano un copione disfunzionale che i bambini vedono, sentono, respirano, e fanno proprio.
C’è chi ha ricevuto in dote attenzioni e cure, parole dolci e affettuose, carezze e baci, silenzi e musi lunghi. E chi, invece, ha ricevuto in dote un copione del cuore altamente disfunzionale, ambivalente o collerico.
14/03/2021
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