Troppo spesso confondiamo il termine minimo di conservazione con la data di scadenza e preoccupandoci per la nostra salute, tendiamo a buttare il cibo che in verità può essere consumato senza correre alcun rischio. Per capire bene di che si tratta, dobbiamo fare la prima fondamentale distinzione. Sulle confezioni del cibo che consumiamo possiamo trovare o il “ termine minimo di conservazione” più comunemente scritto come “ Da consumarsi preferibilmente entro” o la “Data di scadenza”.
Il Termine Minimo di Conservazione (TMC) riportato con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro“ indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Cioè indica soltanto la finestra temporale entro la quale si conservano le caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali, di un alimento, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa.
Si sottolinea però che tanto più ci si allontana dalla data di superamento del TMC, tanto più vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza, ecc. Superato il TMC è ancora possibile consumare il prodotto (non c’è alcun divieto). Il TMC dunque, è da riferire unicamente alle caratteristiche organolettiche e di gradimento del prodotto piuttosto che alla sicurezza.
La “data di scadenza” è, invece, la data entro la quale il prodotto deve essere consumato; viene espressa con la formula “da consumarsi entro”, alla quale fa seguito l’indicazione della data oppure, nell’etichetta, dove si trovi la data. Tale data consiste, nell’ordine, in: giorno, mese ed anno. Si tratta della voce che troviamo prevalentemente sui prodotti freschi: latte, yogurt, uova. A questa indicazione è da porre particolare attenzione, in quanto il periodo di tolleranza “extra” è molto più breve rispetto al “termine ci conservazione” minimo su citato
19/02/2021
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