L’idea di De Amicis è che la scuola dovesse essere un luogo decisamente ed esclusivamente formativo e non un luogo che avesse a che fare con la religiosità o con la spiritualità. Nella scuola si devono imparare i punti di riferimento sostanziali, cioè quello che anticamente si diceva: leggere e scrivere e far di conto. Poi successivamente nelle loro case questi bambini dovevano ricevere le nozioni spirituali, secondo le loro credenze. Una visione pertanto fuori dagli schemi tradizionali.
Un libro intenso che lancia molti messaggi e offre molti spunti, uscito in un momento molto opportuno quale quello attuale. Si ritorna a rileggere Cuore di De Amicis, sgombrando il campo da temi pregiudiziali che lo hanno mostrato come un condensato di retorica patriottica di cui con si vuole più sentire parlare.
Se si stava dalla parte della scuola ludica e democratica, non si poteva stare dalla parte di De Amicis, ritenuto come una sorta di reazionario che propagandava il mito della patria, e veniva inteso come se fosse quasi “di destra”. Quello che colpisce è la intenzionalità di Edmondo de Amicis che aveva ben chiara quando scrisse una lettera al suo editore nel 1878, quindi diversi anni prima dell’uscita di Cuore. Questa lettera ha un passaggio fulminante, che rende al meglio come De Amicis avesse in mente un piano vigoroso sia didattico che pedagogico.
Cuore è un libro sulla formazione in certo qual modo “tecnica” del cittadino, cioè sull’idea che non esiste una tolleranza spontanea, ma che bisogna essere educati alla tolleranza.
22/11/2021
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