Guglielmo Marconi è universalmente riconosciuto come il "papà" della radio, brevettata il 2 giugno 1896 a Londra e destinata a cambiare per sempre il nostro modo di comunicare. Eppure ci sono persone che, forti di argomentazioni abbastanza valide e perfino di una sentenza di tribunale, affermano che in realtà gran parte del lavoro sia da attribuire a Nikola Tesla, il geniale scienziato che per tutta la vita ebbe la sfortuna di veder riconosciuti ad altri i moltissimi meriti delle sue intuizioni.
La diatriba ha origine dal fatto che più o meno nello stesso periodo sia Tesla che Marconi operarono in campi molto simili per sviluppare una tecnologia di telegrafia senza fili - che poi porterà all'invenzione della radio - in grado di inviare e ricevere messaggi sfruttando le onde elettromagnetiche.
Come già detto, Marconi brevettò per primo la sua idea (che nel 1909 gli varrà anche il Nobel per la fisica condiviso con Carl Ferdinand Braun). Nello stesso momento storico però, Tesla aveva già ottenuto gli stessi risultati e anzi era riuscito ad estendere il segnale radio molto più in là di quanto potesse fare il macchinario di Marconi.
Lo stesso Tesla era consapevole del fatto che il collega italiano stesse per "soffiargli" l'idea, tanto che un giorno pare abbia confidato ad un suo collaboratore: «Marconi è un bravo ragazzo, lasciatelo continuare. Anche se sta usando 17 dei miei brevetti»
Già nel 1943 la Corte Suprema Americana si pronunciò ritenendo il brevetto di Marconi una copia del lavoro di Tesla, smentendo di fatto una precedenza sentenza del 1911 emanata dalla High Court del Regno Unito che invece riconosceva all'italiano la paternità dell'invenzione. Dunque la stessa giurisprudenza non si accordò mai sulla questione!
Una cosa è sicura, entrambi furono dei grandissimi geni ed è merito di entrambi aver regalato con il loro studio, impegno e dedizione una scoperta che ha rivoluzionato la società tutta
23/01/2020
Inserisci un commento