La parola è il complesso di suoni articolati di una lingua, con cui l'uomo esprime una nozione generica, che si precisa e determina nel contesto d'una frase. La parola può essere derivata, semplice, composta, piana, tronca, sdrucciola, bisdrucciola, rara, dialettale, popolare, volgare, scurrile, ecc.
La lingua italiana, secondo i dizionari più diffusi, comprende circa 160.000 vocaboli, ma se ne usano in genere circa 48.000 per coprire il 98% dei discorsi di una persona con istruzione medio-alta. Vi sono molte vocaboli che non usiamo più o non abbiamo mai usato che vivono solamente nei dizionari senza sapere neanche il significato e altri talmente singolari da finire immediatamente nel dimenticatoio.
La lingua italiana ha una musicalità tutta propria e una ricchezza di vocaboli che non conosciamo o non sappiamo il significato.
Ne cito, a mo’ di esempio qualcuno: ‘gaglioffo’, persona buona a nulla, sciocca e ignorante o goffa; ‘granciporro’, errore madornale, strafalcione; ‘precipitevolissimevolmente’, la parola più lunga della lingua italiana è il superlativo di precipitevolmente che indica un’azione o un gesto compiuti in modo precipitoso; ‘favellare’, parlare; ‘pleonastico’, atti o comportamenti che si ritengono inutili e superflui; ‘solipsista’, chi ha un atteggiamento di soggettivismo estremo o che ignora il proprio mondo e quello degli altri; ‘sciamannato’, disordinato, sciatto negli abiti e nel portamento; ‘sagittabondo’, che scocca sguardi che fanno innamorare; ‘sgarzigliona’, fanciulla prosperosa; ‘reprobo’, macchiato di gravi colpe, respinto dalla giustizia di Dio; ‘nugale’, senza senso; ‘rugliare’, brontolio sordo e continuato; ‘facondia’, facilità e abbondanza di parola; ‘nequizia’, malvagità, ecc.
07/04/2021
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